Tribunale Penale Internazionale: richiesto l’arresto per Netanyahu

PENALE

Tribunale Penale Internazionale: la richiesta di arresto per Netanyahu e i leader di Hamas

Il Procuratore Capo ipotizza l’esistenza di ”crimini di guerra” e ”crimini contro l’umanità” a carico degli esponenti del governo israeliano e dell’organizzazione palestinese

Il conflitto israelo-palestinese, che si protrae da oltre settantacinque anni, ha subito una drammatica impennata dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2024 che ha messo in luce orrori inenarrabili. Gli equilibri mondiali, già resi instabili dal conflitto in Ucraina, sono stati ulteriormente alterati ed è diventato reale il rischio di un ampliamento della guerra in corso e di un conflitto regionale.

Già la Corte Internazionale di Giustizia, adita dallo Stato del Sud Africa, in data 26 gennaio 2024 si è espressa con un provvedimento d’urgenza che pone alcuni punti fermi nella vicenda, accertando sufficienti indizi per approfondire l’istruttoria sul reato di genocidio.

Con la decisione del 20 maggio 2024, poi, il Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale ha ipotizzato l’esistenza di crimini di guerra da parte di Israele e di Hamas chiedendo al Tribunale l’emissione di mandati di cattura per il Premier Benjamin Netanyahu, per il Ministro della Difesa Yoav Gallant e per i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri, condannando in tal modo lo Stato ebraico ad un isolazionismo ancora più accentuato sul piano internazionale.

Sommario

  1. L’attuale conflitto israelo-palestinese
  2. L’ordinanza in data 26 gennaio 2024 della Corte internazionale di giustizia
  3. La richiesta di arresto del Procuratore Capo presso il Tribunale Penale Internazionale
  4. Conclusioni

1. L’attuale conflitto israelo-palestinese

La guerra di Gaza tra lo Stato di Israele e l’organizzazione di Hamas è cominciata il 7 ottobre 2023 come conseguenza dell’attacco di Hamas a Israele. Infatti, numerosi terroristi hanno ucciso almeno 1194 persone fra civili israeliani e militari e rapito circa 250 ostaggi, catturati e condotti in nascondigli entro la striscia di Gaza al termine della giornata.

Dopo il ritiro di Hamas con gli ostaggi dentro la striscia di Gaza, l’8 ottobre Israele ha dichiarato lo stato di guerra con lo scopo ufficiale di sconfiggere Hamasdefinitivamente1, iniziando prolungati bombardamenti sulla Striscia di Gaza dove si trovano le basi dell’organizzazione palestinese.

Secondo le intenzioni di Israele, la guerra deve svolgersi in tre fasi principali. Una prima fase che prevede attacchi aerei e una manovra di terra per “distruggere gli operatori e danneggiare le infrastrutture in modo da sconfiggere e distruggere Hamas”, una seconda fase che “elimini le sacche di resistenza” e una terza che mira a creare “un nuovo regime di sicurezza” nella Striscia di Gaza e nell’area circostante.2

Il successivo 26 ottobre è iniziata anche l’avanzata di terra dell’esercito israeliano dapprima al nord della Striscia, con violenti combattimenti sviluppati all’interno di zone urbane densamente abitate dove Hamas ha realizzato le proprie fortificazioni.

Il conseguente coinvolgimento della popolazione civile palestinese nei bombardamenti e negli scontri, con un alto numero di sfollati, feriti e vittime (allo stato circa 35.000), ha generato una crisi umanitariadi proporzioni gigantesche destando l’allarme di numerose organizzazioni umanitarie e di alcuni governi, i quali hanno denunciato apertamente i metodi israeliani in sede ONU.3

Il successivo 24 novembre, anche in conseguenza delle pressioni internazionali, è stata concordata tra Israele e Hamas una tregua di quattro giorni per consentire l’ingresso di aiuti umanitari nonché lo scambio di 50 ostaggi rapiti da Hamas in cambio di 150 tra donne e minori detenuti da Israele.4 Tuttavia, dopo due proroghe della tregua, la mattina del 1° dicembre entrambe le parti hanno ripreso le ostilità.

Ma il conflitto ha determinato anche una pericolosa escalation in Yemen e sul Mar Rosso. Infatti, già il 31 ottobre 2023 la fazione Huthi dello Yemenè entrato nel conflitto rivendicando un massiccio attacco missilistico e con droni verso il porto israeliano di Eilat, annunciando nuovi attacchi finché Israele non cesserà le operazioni militari in Palestina. Tali azioni sono proseguite e sono culminate nel sequestro, il 13 aprile 2024, nello Stretto di Hormuz, della nave battente bandiera portoghese portacontainer MSC Aries collegata a Israele con un equipaggio di 25 persone, poi rilasciato.

Ma un’ulteriore pericolosa svolta nel conflitto si è avuta il 1° aprile 2024, quando un attacco aereo israeliano ha distrutto il consolato iraniano a Damasco in Siria, uccidendo 16 persone tra cui il comandante Mohammad Reza Zahedi della forza Quds.5

In risposta all’azione israeliana, nella serata del 13 aprile, per la prima volta nella storia, l’Iran ha deciso di attaccare direttamente Israele colpendolo all’interno dei suoi confini, superando così la linea rossa dell’attacco diretto. Nella sua offensiva l’Iran ha usato centinaia di droni e missili, ma degli oltre 300 attacchi il 99% però è stato neutralizzato grazie ai sistemi di difesa aerea a disposizioni Israele(Iron Dome su tutti), ma anche grazie al supporto degli Usa e della Francia. L’azione si è conclusa il 14 aprile, come annunciato da Teheran stessa, con danni praticamente nulli sul territorio israeliano.

La contro-rappresaglia israeliana per i raid con droni e missili di Teheran che avevano colpito la base aerea di Nevatim e installazioni militari nel Golan ha avuto luogo la notte del 19 aprile con un raid limitato all’impiego di 3 velivoli senza pilota (unmanned aerial veichle –UAV) a lungo raggio armati con altrettanti missili lanciati contro una installazione radar della difesa aerea iraniana a Isfahan, nell’Iran centrale, scongiurando, almeno per il momento, un conflitto su larga scala.

La situazione umanitaria a Gaza è stata definita una “crisi” e una “catastrofe”. Come risultato dell’assedio di Israele, Gaza deve affrontare carenza di carburante, cibo, farmaci, acqua e forniture mediche. L’assedio ha provocato un calo del 90% nella disponibilità di elettricità, influenzando le forniture elettriche ospedaliere, quasi tutte ormai rase al suolo, gli impianti di depurazione e la chiusura degli impianti di desalinizzazione che forniscono acqua potabile.

2. L’ordinanza in data 26 gennaio 2024 della Corte internazionale di giustizia

A seguito del ricorso in data 29 dicembre 2023 del Sud Africa, la Corte Internazionale di Giustizia ha aperto un’inchiesta su un possibile genocidio da parte di Israele.6

Preliminarmente, si osserva che la Corte internazionale di giustizia, nota anche come  International Court of Justice, (ICJ), è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite e ha sede nel Palazzo della Pace dell’Aia, nei Paesi Bassi.7

La Corte, fondata nel 1945, ha iniziato a operare nell’aprile del 1946. Le sue funzioni principali sono quelle di dirimere le controversie fra Stati membri delle Nazioni Unite che hanno accettato la sua giurisdizione e offrire pareri consultivi su questioni legali avanzate dall’Assemblea e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.8

Il citato organismo giurisdizionale è composto da diciassette giudici di nazionalità diversa eletti dall’Assemblea generale e dal Consiglio di Sicurezza; i giudici restano in carica per nove anni e possono essere rieletti. Nessun Paese può avere più di un giudice e i Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza hanno sempre avuto un giudice.

La CIG può decidere non solo secondo diritto ma anche secondo equità (ex aequo et bono) se le parti così le chiedono espressamente (art. 38, par. 2 dello Statuto).

Le sentenze della Corte internazionale di Giustizia sono giuridicamente vincolanti e senza appello, ma il tribunale non ha modo di applicarle e quindi assumono di fatto un valore esclusivamente politico. Inoltre Israele non è membro della Corte internazionale di Giustizia e non ne riconosce la giurisdizione. Tuttavia, è firmatario della Convenzione di Ginevra che attribuisce alla stessa Corte dell’Aia la giurisdizione su questioni relative a possibili violazioni della convenzione.9

In conseguenza del citato ricorso del Sud Africa, il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha chiesto a Israele di fare tutto il possibile per “prevenire possibili atti genocidari” nella Striscia di Gaza e di consentire l’accesso agli aiuti umanitari. La storica ordinanza è stata accolta con favore dal Sudafrica, che aveva presentato il ricorso sostenendo che la guerra nella Striscia di Gaza condotta dall’esercito israeliano costituirebbe un atto di genocidio contro il popolo palestinese e, quindi, violerebbe la Convenzione sul genocidio.

In questa fase i giudici non sono stati chiamati a stabilire se Israele stesse effettivamente commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza, ma si sono pronunciati solo sul ricorso d’urgenza in attesa di occuparsi del merito della questione, circostanza che potrebbe richiedere anni.10

Con ordinanza n. 192, pertanto, la Corte in primo luogo ha esaminato l’istanza del Sud Africa in merito all’applicazione di misure cautelari, in particolare con riferimento alle operazioni militari nella Striscia di Gaza. Inoltre, ha ordinato allo Stato di Israele di assicurare “che qualsiasi unità militare o irregolare armata che possa essere diretta, sostenuta o influenzata da esso, così come qualsiasi organizzazione e persona che possano essere soggette al suo controllo, direzione o influenza, non intraprendano alcuna azione a favore delle operazioni militari menzionate” intervenendo immediatamente per prendere “tutte le misure in suo potere per impedire al suo esercito di commettere atti di genocidio nella Striscia di Gaza”.

Allo stesso tempo, però, la Corte non ha ordinato a Israele di interrompere i combattimenti e non ha imposto un cessate il fuoco, come invece aveva chiesto il Sudafrica.

Tuttavia, accogliendo la richiesta del Sudafrica di applicare misure provvisorie, la Corte ha riconosciuto che l’accusa di genocidio è quanto meno “plausibile”.11

La stessa ritiene, pertanto, che, “per loro stessa natura, almeno alcune delle misure cautelari richieste dal Sudafrica mirino a preservare i diritti plausibili che esso sostiene sulla base della Convenzione sul genocidio nel caso in questione, ovvero il diritto dei palestinesi a Gaza di essere protetti da atti di genocidio”.

La Corte, nel riconoscere che a Gaza c’è una situazione umanitaria catastrofica, ha adottato cinque “misure provvisorie”. Nella prima, la più importante, ha ordinato a Israele di impedire che il suo esercito violi la Convenzione sul genocidio, un trattato internazionale approvato dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1948 e ratificato tra gli altri da Israele e dal Sudafrica stesso.

Secondo le altre misure, Israele dovrà punire i cittadini israeliani che incitano al genocidio; dovrà consentire l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, senza limitazioni; dovrà impedire la distruzione di prove che potrebbero essere usate nel processo sul presunto genocidio che seguirà.

In conclusione, per utilizzare impropriamente una terminologia giuridica del nostro diritto interno in materia di provvedimenti cautelari, la Corte ha riconosciuto il fumus boni juris (la non manifesta infondatezza) del ricorso del Sud Africa per esaminare il gravame concernente il reato di genocidio, ma non ha ritenuto l’esistenza di un danno grave e irreparabile (c.d periculum in mora) tale da ordinare a Israele di far cessare le attività belliche.

3. La richiesta di arresto del Procuratore Capo presso il Tribunale Penale Internazionale

Già in data 10 ottobre 2023 la Corte penale internazionale dell’AIA ha dichiarato che il proprio mandato del 2014 di indagare sui presunti crimini di guerra commessi nello Stato di Palestina include anche il conflitto in atto.12

Tale organo giurisdizionale non è un organo dell’Onu come è invece la Corte internazionale di Giustizia; infatti, si tratta di un tribunale penale che persegue singoli individui. Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha effettuato una prima visita in Israele e in Cisgiordania e ha dichiarato che un’indagine da parte della Corte su possibili crimini da parte dei terroristi di Hamas e dell’“Idf” è una priorità” per il suo ufficio.

La Corte, conosciuta anche con l’acronimo ICC dalla sua dizione in inglese (International Criminal Court), è un tribunale per crimini internazionali con sede sempre all’Aia, in Olanda. Fondata nel 2002, ha competenza per i crimini più rilevanti che riguardano la comunità internazionale: il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e di aggressione; non è un organo dell’Onu, ma ha legami con il suo Consiglio di Sicurezza che può assegnare alla Corte quei casi che non sarebbero sotto la sua giurisdizione. La Corte ha una competenza complementare a quella dei singoli Stati, dunque può intervenire solo se gli Stati non possono (o non vogliono) agire per punire crimini internazionali.13

I paesi che aderiscono alla Corte sono 124, ben più della metà dei 193 Stati membri dell’ONU tra cui due dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Francia e Regno Unito. Altri 32 paesi, tra i quali Stati Uniti, Israele e Russia, hanno firmato il trattato di costituzione della Corte, ma non l’hanno ratificato.

Lo Statuto di Roma della Corte Internazionale è stato stipulato il 17 luglio 1998 e definisce in dettaglio la giurisdizione e il funzionamento della Corte; lo stesso è entrato in vigore il 1° luglio 2002 dopo la ratifica da parte del sessantesimo Stato aderente.

Gli organi della Corte penale internazionale sono:

  • Presidenza, composta da un nucleo di presidente e due vicepresidenti (primo e secondo vicepresidente) eletti dai giudici riuniti in consiglio.
  • Ufficio del procuratore – anche detto OTP, dall’inglese Office of the Prosecutor – si occupa delle indagini, ha una sua indipendenza dalla CPI pur essendone un organo costitutivo.

Si evidenzia, altresì, che l’ordine israeliano di imporre un “assedio completo” a Gaza in cui sarebbero stati negati cibo, carburante e acqua è stato considerato come un palese crimine di guerra dalle organizzazioni per i diritti umani, che hanno accusato Israele di usare la fame come arma di guerra, affermando che “il diritto internazionale umanitario (DIU) proibisce severamente l’uso della fame come metodo di guerra e la potenza occupante di Gaza, Israele, è vincolata da obblighi del DIU di provvedere ai bisogni e alla protezione della popolazione di Gaza”.14

Successivamente, in data 20 maggio 2024 il citato Procuratore capo della Corte penale internazionale ha chiesto alla Camera preliminare del tribunale di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant per “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” nella Striscia di Gaza dall’8 ottobre 2023. In sostanza, la pubblica accusa ha riconosciuto il diritto di Israele di difendersi, ma nel rispetto del diritto internazionale.

Lo stesso Procuratore ha chiesto anche alla Camera preliminare del tribunale dell’Aja di emettere mandati di arresto anche nei confronti dei leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri per “crimini di guerra e contro l’umanità” commessi in Israele e nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023.

Khan ha affermato in un comunicato di aver chiesto mandati d’arresto per Netanyahu e per il ministro della difesa Yoav Gallant, sospettati di “aver ridotto deliberatamente i civili palestinesi alla fame”, di “omicidio volontario” e di “sterminio” e accusati anche, tra l’altro, di “aver causato lo sterminio e la fame come metodo di guerra, inclusa la negazione di aiuti umanitari, deliberatamente prendendo di mira i civili”. Secondo il Procuratore, “I crimini contro l’umanità descritti nella richiesta fanno parte di un’offensiva sistematica condotta contro gli abitanti della Striscia di Gaza”.

Le accuse contro gli esponenti di Hamas, tra cui il leader Yahya Sinwar, comprendono invece “sterminio”, “presa di ostaggi” e “stupro e altre forme di violenza sessuale”.

A seguito delle accuse di antisemitismo rivolte da Israele e dal Presidente degli Stati Uniti, il Procuratore della CPI ha riferito di aver anche “convocato un gruppo imparziale per sostenere l’esame delle prove e l’analisi legale in relazione alle richieste di mandato d’arresto”. Il gruppo è composto da esperti “di immensa levatura nel diritto umanitario internazionale e nel diritto penale internazionale”, tra cui Sir Adrian Fulford, la baronessa Helena Kennedy, presidente dell’Istituto per i diritti umani dell’International Bar Association, Elizabeth Wilmshurst, ex vice consigliere giuridico presso il Foreign and Commonwealth Office del Regno Unito e Danny Friedman. In aggiunta figurano due dei consiglieri speciali di Khan, “Amal Clooney e il giudice Theodor Meron”. Il Procuratore ha aggiunto che l’analisi di esperti indipendenti ha sostenuto e rafforzato le richieste presentate dal suo Ufficio, ringraziando altri suoi consiglieri speciali, in particolare Adama Dieng e il professor Kevin Jon Heller.15

4. Conclusioni

La decisione del Procuratore Capo presso il Tribunale Penale Internazionale unitamente all’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia costituiscono un punto fermo nella valutazione geo politica del conflitto israelo-palestinese, al di là delle dichiarazioni delle parti.

Tuttavia, si deve tenere conto che né Israele e tantomeno Hamas, che è un’organizzazione terroristica, sono membri del Tribunale Penale Internazionale.

Tuttavia, le immagini delle stragi compiute, anche nei confronti di tanti bambini, descritte in modo dettagliato sia dal Tribunale Penale Internazionale che dall’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia, rappresentano una prova incontrovertibile che condanna Israele ad un isolazionismo sempre più accentuato nella comunità internazionale .

Pertanto, ci si auspica che uno Stato sostanzialmente democratico, come quello di Israele, che ha senz’altro il diritto di autodifesa, dopo l’attacco tremendo di Hamas del 7 ottobre scorso e dopo le persecuzioni subite dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, operi nel pieno rispetto dei principi di legalità internazionale e dei più elementari diritti umanitari, più volti calpestasti durante il conflitto in atto.

Tuttavia, non può non rilevarsi che un vulnus alla democrazia di Israele è rappresentato dal “peccato originale” costituito dal fatto, a differenza delle democrazie occidentali, di avere una costituzione flessibile che gli ha consentito di recente di approvare una discussa riforma della giustizia.  [Nota dell’Estensore: in realtà, Israele non ha la costituzione, proprio come il Regno Unito. Dorner, Dalia (1999). “Does Israel Have a Constitution?”. Saint Louis University Law Journal43: pp. 1325–1366).

Nel caso in esame si ritiene ragionevolmente che, i richiesti mandati di arresto saranno accolti dal Tribunale Penale Internazionale e si presume che il procedimento si concluderà con la condanna di tutti gli indagati, probabilmente quando Benjamin Netanyahu non sarà più al potere. Le conseguenze non saranno di poco conto, in quanto oltre gli aspetti politici e simbolici particolarmente rilevanti, i soggetti condannati non potranno recarsi nei 124 Stati aderenti alla CPI che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma del 2002 per non correre il rischio di essere arrestati.


1 Redazione, Oltre 700 i morti in Israele, 2.500 feriti. Gaza, colpiti 800 obiettivi. Israele all’Onu: è il momento di cancellare Hamas, in IlSole24Ore.com, 8 ottobre 2023.

2 E. Fabian, Gallant sets out 3 phases of war; says after Hamas vanquished, Israel will seek new ‘security regime’ in Gaza, su timesofisrael.com.

3 OMS: “Zona di disastro umanitario” – Decimata la capacità ospedaliera di Gaza, su unric.org.

La ‘nuova’ guerra nel sud di Gaza, volantini e qr code per aiutare i civili: 137 ostaggi, Hamas li scambia a peso d’oro, su ilriformista.it.

5 Israele attacca l’Iran: ucciso un capo pasdaran con un raid su Damasco, in la Repubblica, del 1º aprile 2024.

6 P. Gentilucci, Corte Internazionale di Giustizia: pronuncia sul conflitto israelo-palestinese, in Diritto.it del 29 gennaio 2024.

7 Mohamed Shahabuddeen, Precedent in the World Court (Hersch Lauterpacht Memorial Lectures (No. 13)), 9780511720840, 9780521563109, 9780521046718, Cambridge University Press, 2007.

8 A. Concas, Corte Internazionale di Giustizia -scheda di Diritto, in Diritto.it del 23 giugno 2023.

E. Cicchetti, Cosa aspettarsi dalla sentenza del tribunale dell’Aia sul “genocidio” israeliano a Gaza, in Internazionale del 25 gennaio 2024.

10 Afp, La Corte Internazionale di giustizia ordina a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza, in Internazionale del 26 gennaio 2024.

11 Redazione, La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di prendere misure immediate per impedire un genocidio a Gaza, in Il Post del 26 gennaio 2024.

12 Is Israeli bombing of Gaza a violation of international laws?, su Al Jazeera del 3 novembre 2023.

13 P. Gentilucci, L’invasione dell’Ucraina e il nuovo volto dell’impero russo: i possibili crimini di guerra, in Diritto.it del 1° aprile 2022.

14 Starvation as weapon of war being used against Gaza civilians – Oxfam, in Oxfam International del 25 ottobre 2023

15 RedazioneIl procuratore della Cpi chiede il mandato d’arresto per Netanyahu e i leader di Hamas, in Ansa.it del 20 maggio 2024.

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