La censura della verità della setta di Virology: il “Progetto Virality”

L’agenda della censura del Progetto Virality

di Andrew Lowenthal, 18 MARZO 2024
CENSURA, GOVERNO, MEDIA – 10 MINUTI DI LETTURA

[ndt: quante vite si sarebbero potute salvare se non ci fosse stata la censura fuorviante? In Italia è accaduta la stessa cosa…]

FONTE

Nel novembre del 2023 Alex Gutentag e io abbiamo riferito del sistema di etichettatura dei contenuti interni al Virality Project, come reso noto dal Comitato della Camera degli Stati Uniti sull’Armamento del Governo Federale.

Avviato dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS) e dall’Agenzia per la sicurezza informatica e delle infrastrutture (CISA) e guidato dallo Stanford Internet Observatory (SIO), il Virality Project ha cercato di censurare coloro che mettevano in discussione le politiche governative del Covid-19. Il Virality Project si concentrava principalmente sulla cosiddetta “disinformazione anti-vaccini”; tuttavia, le mie indagini sui Twitter Files con Matt Taibbi hanno rivelato che questa includeva “storie vere di effetti collaterali dei vaccini“.

“Norme sulla scorretta informazione nella nostra piattaforma” … “I contenuti veritieri che possono promuovere l’esitazione alla vaccinazione”… o “storie di veri effetti collaterali” o “storie vere che possono alimentare l’esitazione, come il fatto che singoli Paesi proibiscano certi vaccini”…

Un ulteriore esame dei contenuti segnalati dal Virality Project dimostra come essi abbiano spinto le piattaforme dei social media a censurare tali “storie vere” (ndt: come “contrarie alle regole della comunità” della piattaforma…). Questo è stato fatto spesso in modo incompetente e senza nemmeno un’indagine superficiale sulle fonti originali. In un caso, i reporter del Virality Project hanno detto alle piattaforme che le notizie di un bambino daneggiato in una sperimentazione vaccinale erano “false” a causa della tempistica, citando le date di una sperimentazione Moderna quando in realtà il bambino aveva partecipato a una sperimentazione Pfizer.

I ricercatori-attivisti del Virality Project si sono spinti oltre, avvisando i loro partner di Big Tech (tra cui Facebook, Twitter, Instagram e TikTok) di proteste, scherzi e dissenso in generale.

Guidato dall’ex collega della CIA Renee DiResta, il Virality Project fungeva da intermediario per la censura governativa. I legami tra il governo statunitense e il centro di ricerca accademico erano estremamente stretti. Il DHS aveva “borsisti” incorporati presso lo Stanford Internet Observatory, mentre il SIO aveva stagisti incorporati presso il CISA, ed ex personale del DHS che ha contribuito al rapporto finale del Virality Project.

Il Virality Project ha avuto contatti anche con la Casa Bianca e l’Ufficio del chirurgo generale, ha descritto il CDC come “partner” nei suoi documenti di progetto e il Dipartimento di sanità pubblica della California aveva un account per accedere al sistema di segnalazione dei contenuti di Jira, così come il personale del CISA.

Kris Krebs e Alex Stamos, ex direttori rispettivamente del CISA e del SIO, sono diventati partner commerciali subito dopo aver lasciato le loro posizioni.

La causa Norwood v. Harrison ha stabilito che il governo “non può indurre, incoraggiare o promuovere persone private a compiere ciò che gli è costituzionalmente vietato”. Anche Stamos lo sapeva e l’ha detto in modo semplice: il governo “non aveva l’autorizzazione legale” e quindi hanno costruito un consorzio per “colmare il vuoto delle porcate che il governo non poteva fare da solo”.

I precedenti giudiziari relativi alla “partecipazione congiunta” e all'”intreccio pervasivo” tra enti pubblici e privati chiariscono che il governo non può affidare a terzi, come il Virality Project, azioni che sarebbero illegali per il governo stesso.

Il Virality Project aveva diversi partner non nominati che compaiono nel sistema di flagging dei contenuti, tra cui l’appaltatore militare da un miliardo di dollari MITRE e una società di consulenza per le comunicazioni legata al Partito Democratico, Hattaway. Il fondatore Doug Hattaway è stato “consulente e portavoce del Segretario di Stato Hillary Clinton, del Vicepresidente Al Gore e del leader della maggioranza del Senato Tom Daschle, e ha fornito consulenza strategica alla Casa Bianca di Obama e alla leadership democratica della Camera e del Senato degli Stati Uniti”. Come col Virality Project, Hattaway ha collaborato con la Fondazione Rockefeller durante la pandemia su questioni di disinformazione.

Il Virality Project non dichiara ufficialmente alcun rapporto con MITRE o con Hattaway, nonostante abbia fornito loro l’accesso al sistema Jira.

Il Virality Project è stato in parte finanziato dalla Omidyar Network, che ha fornito 400.000 dollari al partner VP e consulente del Pentagono Graphika. Gran parte dei finanziamenti del Virality Project sono tuttavia sconosciuti e non sono nemmeno dichiarati sul loro sito web.

Questo e molto altro ha portato cinque querelanti, tra cui professori di Harvard e Stanford, ad accusare il governo degli Stati Uniti di violazioni del Primo Emendamento, con il Virality Project come uno dei principali mandatari. Il 18 marzo il loro caso sarà esaminato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Il Progetto Viralità e il processo Murthy contro il Missouri

I querelanti di Murthy contro il Missouri sostengono che “il CISA ha lanciato un colossale progetto di sorveglianza e censura di massa, denominato “Election Integrity Partnership” (e successivamente “Virality Project“). L’Election Integrity Project (EIP) ” ha monitorato 859 milioni di post solo su Twitter”.

Il Virality Project utilizzava lo stesso sistema Jira dell’EIP per segnalare i contenuti e comprendeva gli stessi partner pubblici di base: SIO, University of Washington Center for an Informed Public, Atlantic Council’s Digital Forensic Research Lab e Graphika, con l’aggiunta della NYU e della National Conference on Citizenship, istituita dal Congresso.

Il Virality Project ha avuto contatti approfonditi non solo con la CISA, ma anche con la Casa Bianca e il Surgeon General. I rappresentanti della Casa Bianca hanno inviato richieste dirette di censura a Twitter, tra cui: “Ehi gente – Volevo segnalare il tweet qui sotto e mi chiedo se possiamo muoverci per farlo rimuovere il prima possibile”. E la più minacciosa:

“Siete seri, cazzo? Voglio una risposta su cosa è successo qui e la voglio oggi”.


Flaherty ha anche fatto sapere che le sue comunicazioni sono state sostenute dai vertici dell’amministrazione: “Questa è una preoccupazione condivisa ai livelli più alti (e intendo dire più alti) della WH”.

Il Virality Project ha ospitato una presentazione con il chirurgo generale degli Stati Uniti Vivek Murthy, nell’ambito della campagna del chirurgo generale contro la “disinformazione”. Durante la presentazione, Renee DiResta ha presentato anche Matt Masterson, ex consigliere senior del DHS e ora “non-resident policy fellow” del SIO.

Murthy conclude la presentazione dicendo a Renee: “Voglio solo ringraziarti per tutto quello che hai fatto e per essere un partner così importante”.

Nello stesso periodo la Casa Bianca, l’OSG e altri erano sul piede di guerra e sostenevano che le piattaforme di social media stavano “uccidendo le persone” per aver permesso la circolazione della cosiddetta “disinformazione”.

Grazie all’accesso alla Casa Bianca, al Surgeon General, al CDC, al DHS e al CISA, insieme a relazioni di alto livello con quasi tutte le principali piattaforme di social media occidentali, il Virality Project era un nodo di coordinamento fondamentale, se non il principale, per la censura su Internet legata a Covid.

Il sistema di segnalazione dei contenuti

Quando il Virality Project ha detto di considerare “storie vere sugli effetti collaterali dei vaccini” come “disinformazione”, non stava scherzando e di conseguenza ha segnalato i contenuti ai suoi partner Big Tech.

Forse il caso più eclatante è stato quello di Maddie de Garay. Maddie e i suoi fratelli erano stati arruolati nella sperimentazione del vaccino Pfizer presso l’ospedale pediatrico di Cincinnati. In seguito è stata tolta dal gruppo del ceco ed è stata confermata la sua appartenenza al gruppo del vaccino e non a quello del placebo.

Entro 24 ore dalla seconda iniezione, nel gennaio 2021, Maddie ha sviluppato una serie di sintomi, tra cui “forti dolori addominali, dolorose scosse elettriche sulla colonna vertebrale e sul collo, estremità gonfie, mani e piedi freddi come il ghiaccio, dolori al petto, tachicardia, spilli e aghi nei piedi che alla fine hanno portato alla perdita di sensibilità dalla vita in giù”. A tutt’oggi Maddie continua a soffrire di mancanza di sensibilità nella parte inferiore delle gambe, difficoltà a mangiare, scarsa vista e affaticamento, tra gli altri sintomi persistenti.

Il personale del Virality Project ha registrato un ticket Jira intitolato “La storia di Maddie: Affermazione falsa che la dodicenne è stata ricoverata in ospedale a causa della sperimentazione del vaccino” e ha fornito un’ampia documentazione del “coinvolgimento offensivo” sui social media, compresa la micro-polizia dei contenuti che citavano la storia di Maddie con solo due “mi piace” e due condivisioni.


Molti dubbi sono stati sollevati sulla veridicità delle lesioni di Maddie. La madre di Maddie, Stephanie de Garay, mi ha fornito diverse lettere di medici che confermano il legame, compresa quella del medico del pronto soccorso che l’ha dimessa alla prima visita. La diagnosi è stata “Effetto avverso del vaccino”. Stephanie de Garay ha anche testimoniato sotto giuramento davanti al Congresso degli Stati Uniti nel novembre del 2023 riguardo all’esperienza di sua figlia.

La cosa più grave è che l’idea che la storia sia “falsa” si basa sull’affermazione che Maddie era in una sperimentazione Moderna. Ma era in una sperimentazione Pfizer, come dichiarato nei post che il Virality Project ha raccolto e a cui ha fatto riferimento nello stesso biglietto.

“Cari partner della piattaforma”, scrive il giornalista mentre porta i post all’attenzione di Google, Facebook, Twitter, TikTok, Medium, Pinterest e della già citata Hattaway Communications:

… molto probabilmente è falsa a causa di problemi di tempistica. La sperimentazione di Moderna sui bambini [è iniziata il 16 marzo], quando i partecipanti hanno ricevuto le prime dosi. Tuttavia, il video afferma che Maddie ha una risonanza magnetica programmata per il 16 marzo e che questi sintomi si sono manifestati per 1,5 mesi. Pertanto, Maddie avrebbe dovuto ricevere la seconda dose di vaccino durante/prima di febbraio, ovvero almeno un mese prima dell’inizio della sperimentazione Moderna.

“Ok – grazie per averlo sollevato!” risponde un rappresentante della piattaforma.

I nostri autoproclamati signori della censura non solo sono microgestori, ma spesso sono anche incompetenti.

I post sono stati contrassegnati come “Generale: Antivaccinazione”, nonostante i de Garays abbiano offerto i loro tre figli come volontari per la sperimentazione del vaccino.

Alcuni contenuti segnalati nel rapporto sono rimasti visibili, mentre altri sono stati tolti. Un video della testimonianza di Stephanie de Garay è stato rimosso da Twitter. Non è possibile stabilire se sia stato tolto specificamente a causa del rapporto del Virality Project, ma l’intento era chiaro.

In un altro caso, il Virality Project voleva che le persone che diffondevano un rapporto dei media tradizionali fossero censurate:

“Piattaforme, questa storia non confermata di un giovane atleta sano che è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato vaccinato continua a essere usata dagli attivisti anti-vaccini per diffondere disinformazione sui vaccini”.

“Ok, grazie” ha risposto un rappresentante della piattaforma.

Anche un servizio di un’agenzia di stampa ABC, uno dei più grandi conglomerati mediatici degli Stati Uniti, rientrava nella categoria “Generale: anti-vaccinazione” e “Titolo fuorviante”.

Il link principale fornito, a un video di YouTube, è stato rimosso.


Il sistema Jira è stato impostato per tenere traccia delle azioni intraprese dai partner di Big Tech, come illustrato di seguito:


Il contenuto è stato segnalato per indurre le piattaforme ad agire.

“Salve team di Google – vi invio questo messaggio in quanto i nostri analisti hanno notato che un annuncio di Google su un articolo di Politico questa mattina stava diffondendo le affermazioni antivacciniste del video sul razzismo medico che stavate monitorando. È contrario alle vostre politiche?”.

“Grazie per aver segnalato la cosa – ok e invio per la revisione”.

“Grazie per averci avvisato – ci stiamo lavorando”.

“Grazie per la condivisione! Il nostro team lo sta monitorando”.

E i follow-up del team del Virality Project:

“Gli annunci dovevano essere tolti? Ho appena controllato e sto ancora vedendo un altro annuncio di razzismo medico”.

Le piattaforme si sono scusate quando non hanno risposto abbastanza rapidamente alle segnalazioni di Virality Project:

“Ci scusiamo per la risposta tardiva (era in riunione) – abbiamo agito nel primo pomeriggio, grazie ancora per le segnalazioni”.

Questo naturalmente si basa sulle “raccomandazioni” politiche più flagranti della Election Integrity Partnership, che includevano:

“Raccomandiamo a tutti di segnalare come falsi o rimuovere i post qui sotto”.

“Ciao Facebook, Reddit e Twitter… vi raccomandiamo di rimuoverlo dalle vostre piattaforme”.

E molti altri.

Il Virality Project è stato un intermediario strategico tra il governo degli Stati Uniti e le principali piattaforme di social media. Come dimostra la causa Murthy contro Missouri, in molti casi il governo ha rinunciato persino all’intermediario scelto e ha richiesto direttamente la censura.

Con le loro vaste risorse, perché Google, Facebook e Twitter avevano bisogno di un consorzio esterno per segnalare la “disinformazione”? La risposta, ovviamente, è che non sono stati loro a farlo, ma il governo. Come ci ha ricordato il direttore del SIO Alex Stamos, la giurisprudenza del Primo Emendamento afferma che il governo “non può indurre, incoraggiare o promuovere persone private a compiere ciò che gli è costituzionalmente vietato”.

Il Primo Emendamento protegge i discorsi falsi. Le affermazioni false hanno un costo, ma il costo della censura delle affermazioni vere è molto più alto. L’alternativa è una società in cui la verità viene soppressa e gli attori potenti diventano ancora più irresponsabili. Il governo non può essere considerato un arbitro di ciò che è vero.

In questo mondo capovolto, il ruolo del mondo accademico e della società civile non è quello di sfruttare Internet per cogliere meglio i segnali di sicurezza relativi ai prodotti delle aziende, ma quello di proteggere le aziende dal controllo pubblico. In tempi passati tali violazioni etiche avrebbero comportato la chiusura delle istituzioni, ma lo Stanford Internet Observatory e i suoi partner del consorzio continuano a non avere problemi.

Il dott. Aaron Kheriaty è uno dei querelanti di Murthy contro il Missouri ed è stato direttore del programma di etica medica dell’Università della California Irvine prima di essere licenziato per aver contestato il mandato vaccinale dell’università. Quando gli è stata chiesta la sua reazione a questa censura, ha risposto:

Mentre il nesso di causalità in medicina è talvolta difficile da stabilire e diversi medici valutatori possono giungere a conclusioni divergenti su un caso particolare, i censori del Virality Project (che non avevano nemmeno una competenza medica di base) si sono arrogati l’autorità di emettere giudizi di veridicità su particolari casi medici – anche scavalcando i giudizi dei medici valutatori. Una simile censura è completamente antitetica al progresso medico e scientifico, che si basa sulla libera indagine e sul dibattito pubblico e aperto.

Gran parte di ciò che il Virality Project segnalava era plausibile; tuttavia, i loro controllori delle sale internet, che probabilmente non avevano nemmeno un certificato di primo soccorso, si ritenevano arbitri della verità e abbinavano la loro arroganza a un’ottima pigrizia e incompetenza.

La veridicità dei contenuti è sempre stata irrilevante per il Virality Project, che considerava le “storie vere” come “disinformazione”.

Nel complesso, il DHS, il CISA, la Casa Bianca, il Surgeon General, un’agenzia di comunicazione allineata al DNC, appaltatori militari, accademici, ONG e altri ancora si sono uniti per sopprimere le storie di persone reali, compresi i bambini, che sono stati plausibilmente danneggiati dal vaccino. Hanno cercato di nascondere la notizia non perché potesse essere falsa, ma proprio perché poteva essere vera.

Ripubblicato dal Substack dell’autore

L’autore
Andrew Lowenthal

Andrew Lowenthal è un collega del Brownstone Institute, cofondatore ed ex direttore esecutivo di EngageMedia, un’organizzazione no-profit dell’Asia-Pacifico che si occupa di diritti digitali, tecnologie aperte e sicure e documentari; è stato inoltre membro del Berkman Klein Center for Internet and Society di Harvard e dell’Open Documentary Lab del MIT.

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